All’inizio della nostra storia, come posso solo presumere accada in ogni nuova azienda, noi fondatori ci siamo riuniti per alcuni giorni cercando di gettare le basi per quello che, a breve, sarebbe diventata la nostra nuova avventura (il nome sarebbe arrivato un paio di settimane dopo). Giorni tosti durante i quali abbiamo definito tante cose: caratteristiche e modelli di computer e server, servizi di cloud-computing, auto aziendali, ecc.

In mezzo a quello che sembrava sempre più essere un “momento di definizione” alla “Tin Cup” (film del 1996 con Kevin Kostner), marketing e comunicazione sono stati argomenti di un dibattito che ci bloccato per una intera giornata. Di quest’ultimo aspetto vorrei oggi raccontare, non solo perché ormai da tempo marketing e comunicazione mi appassionano tantissimo, ma perché nella mia mente malata per un attimo al vedere le due scuole di pensiero che si erano materializzate nella riunione mi sembrò di vedere il 7° cavalleria prepararsi a combattere lungo le rive del torrente di Little Bighorn contro Cavallo Pazzo ed i suoi Lakota (Ebbene sì, ho una sfrenata immaginazione).

Alcuni fra noi, saldamente ancorati alle selle dei propri indomiti cavalli, sostenevano un approccio istituzionale, votato ad elevare il profilo della azienda e così diventare rapidamente appetibili per un teatro più ampio di aziende di grandi dimensioni; una azienda di servizi consulenziali, guardando nella direzione di Accenture, BCG e simili. Contemporaneamente altri di noi, pelle a pelle con i nostri destrieri difendevano un diverso modello di pensiero, lanciando sassi, frecce e tomahawk a qualsiasi cosa vestita di colore blu. Una battaglia sanguinosa..

Scherzi a parte (!) Personalmente il mio desiderio è sempre stato quello di costruire si un’azienda di servizi consulenziali, ma agile, leggera, capace di coniugare pragmatismo e follia; il pragmatismo necessario a gestire progetti informatici complessi e la follia altrettanto necessaria per voler portare in Italia il modello di Business creato negli States. Non una azienda migliore, bensì una azienda diversa (Riccardo Scandellari docet). E poi, non mi vedevo proprio nuovamente in abito scuro e cravatta; e se poi usciva qualche giacca blu da dietro una scrivania?

Tutta la giornata vide ognuno di noi difendere le proprie posizioni cercando di far capire le proprie ragioni, una scena che in qualche modo mi faceva tornare ai due grandi oppositori ai lati estremi del torrente più famoso d’America, uno di loro ancora inconsapevole che presto avrebbe trovato la morte. Visto il procedere della discussione, insieme, riuscimmo perlomeno a decidere che se entro sera non avessimo trovato un accordo, la decisione sarebbe stata presa univocamente dal nostro amato CEO. Un modo come un altro (comunque preferibile ad una battaglia) per uscire dall’impasse in cui eravamo finiti.

Ovvio che chi ci legge ora questo racconto ha già capito quale sia stata la decisione presa dal nostro “Capo”, la più giusta secondo me e certamente non solo perché quella che preferivo, ma perché come già detto, ci mostra per come siamo: nerd in pellegrinaggio sul cammino per diventare guru.

A due anni da quella decisione mi sento di poter dire che, nonostante sia costata la morte di così tanti soldati americani (qui la mia fantasia ha preso il sopravvento), quella di preferire il modello di comunicazione che più amo, sia stata una delle decisioni più azzeccate fra tutte quelle prese. Oggi con il nostro fare un po’ scanzonato, ma pragmatico e professionale abbiamo in egual misura clienti molto piccoli così come aziende ben dimensionate e strutturate e questo, se ce n’era bisogno, dimostra ancora una volta che è la voglia di mettersi in gioco, di rimanere sempre e comunque se stessi, di fare le nottate quando serve e di sapersi rilassare ridendo tutti assieme guardando l’ultimo video di Rémi Gaillard che ti fa superare tutte le difficoltà e di emergere in mezzo a mille uomini in blu fatti con lo stampino.

“Siate affamati e siate folli” disse Steve Jobs all’Università di Stanford il 12 giugno 2005. “Siate voi stessi”, aggiungo oggi io, “e siate unici”. È una frase da guru? Ops… mi è scappata proprio, scusatemi, non è da me (ma prima o poi…).